Ricordi di lira: tutti i personaggi mitologici che sono comparsi sul conio

Sulle Lire hanno campeggiato artisti, monumenti, pittori e scultori. Ma non solo. Tra i tanti rappresentanti dell'Italia messi in circolazione c'erano anche le divinità del mito.

C’era un tempo, ormai lontano, in cui circolavano le lire. E con loro riprendevano vita quelli che erano i miti antichi. Così come sarebbe accaduto in un passato remoto. Fin dall’antichità, infatti, le immagini presenti sui fregi dei grandi templi o sui monumenti avevano uno scopo preciso: raccontare a chi era di passaggio, o partecipava a una cerimonia religiosa, cosa accadeva lassù nell’Olimpo. Le loro storie non erano poi così diverse da quelle umane: c’era Era che architettava vendette contro Zeus che la tradiva con costanza, Apollo che suonava la cetra, Efesto che forgiava le armi, Artemide che andava a caccia, Ganimede che distribuiva ambrosia nelle coppe dei partecipanti al banchetto divino. Ognuno di loro era agganciato a un mito che poteva avere molte varianti e tante sfaccettature. Le polis greche, a seconda delle loro tradizioni e della natura del santuario, rappresentavano le vicende che li vedevano protagonisti perché tutti i cittadini fossero legati da una cultura che li accomunasse, nella storia come nel mito. Spesso i loro coni rappresentavano le divinità fondatrici della polis stessa.

 

Sembra che quello stesso sistema che faceva circolare le immagini a scopo quasi didattico sia tornato anche sulle Lire. O almeno piace pensare che questa sia la tradizione a cui ha rimandato l’uso di rappresentare alcuni personaggi del mito sia greco che latino proprio sulla moneta italiana. Anche se in questo caso non è da sottovalutare l’aspetto simbolico.

 

Abbiamo quindi deciso di fare un viaggio attraverso le monete per ricordare tutte le storie più interessanti e divertenti dei personaggi mitologici che la Lira ha deciso di rappresentare. Perché proprio queste divinità?

 

La dea Minerva
Sulle cento lire ha campeggiato per molto tempo la dea Minerva. La divinità, rivisitazione romana della dea Atena, ha sempre avuto un ambito di azione ben preciso: le attività artigianali. Era anche la divinità della saggezza e protettrice di tutte le arti, i mestieri e i commerci. Sotto la sua ala erano posti svariati lavori, dalla filatura alla tessitura, all’arte di lavorare la lana e, in generale, tutto ciò che prevedeva l’utilizzo della mente e del pensiero. Suo compito era anche quello di assistere e accompagnare i soldati in guerra. La sua stessa iconografia la rappresenta con l’elmo sul capo e molto spesso armata. Era presente sulla moneta da 100 lire perché, con ogni probabilità, rappresentava la vocazione artigianale della stessa Italia.

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Il dio Vulcano
Vulcano era il fabbro degli dei. A lui si affidavano per ottenere spade lucenti e armi invincibili. Quello che i greci chiamavano Efesto era una divinità legata a un luogo particolare: la sua fucina era infatti sotto le pendici del vulcano Etna e qui passava le sue giornate tra incudine e martello. Non era di bell’aspetto e inoltre era conosciuto per un difetto fisico piuttosto accentuato: era zoppo. Questa sua caratteristica però non lo tenne lontano dalle dee più belle. Sua sposa era, infatti, la divinità della bellezza per eccellenza: Venere. È stato rappresentato mentre svolge la sua attività sulla moneta da 50 lire.

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La ninfa Aretusa
Aretusa era una delle Nereidi, ovvero le figlie di Nereo e dell’Oceanina Doride. Il suo mito si incrocia con quello di Alfeo, il dio del fiume che scorreva sotto il Peloponneso e vicino alla città di Olimpia. Il dio, identificato con l’omonimo corso sotterraneo, si invaghì della Ninfa e cominciò a inseguirla. Artemide venne in soccorso della fanciulla e le permise di fuggire attraverso una fenditura del terreno: la fonte Aretusa a Ortigia. Nonostante questo Alfeo non si arrese e continuò il suo inseguimento per mescolare le sue acque a quelle della ninfa. La banconota da 500 lire nel 1966 la rappresentava circondata da delfini e un’aquila.

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Il dio Mercurio
Il suo corrispettivo greco era il dio Ermes. A lui erano affidati il commercio e le attività mercantili. Per la stessa ragione era il protettore dell’arte della parola e del dire come ricorda la sua stessa funzione di messaggero degli dei. Nell’iconografia viene rappresentato molto spesso con il suo petaso, il cappello alato del viaggiatore che permetteva spostamenti velocissimi. A lui venne dedicata la vecchia banconota da 500 lire dal 1974 al 1979.

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